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Scienza e Ricerca

Impulso alla ricerca dei Dipartimenti di eccellenza UPO grazie a Fondazione AIRC e Fondazione Umberto Veronesi

Finanziati quattro studi di altrettante ricercatrici UPO. Sviluppo di nuove linee di ricerca grazie alle moderne strumentazioni del CAAD e della Scuola di Medicina

Di Leonardo D'Amico

Data di pubblicazione

Impulso alla ricerca dei Dipartimenti di eccellenza UPO grazie a Fondazione AIRC e Fondazione Umberto Veronesi
Impulso alla ricerca dei Dipartimenti di eccellenza UPO grazie a Fondazione AIRC e Fondazione Umberto Veronesi

La Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro e la Fondazione Umberto Veronesi finanzieranno nei prossimi anni quattro linee di ricerca UPO in ambito medico e biotecnologico portate avanti da altrettante ricercatrici e docenti dell’Università del Piemonte Orientale. Le professoresse Alessandra Gennari (Dipartimento di Medicina traslazionale) e Rita Carini (Dipartimento di Scienze della salute) e le dottoresse di ricerca Alessandra Ferraresi ed Elena Boggio, entrambe impegnate nei laboratori di ricerca del Dipartimento di Scienze della salute a Novara, avranno, dunque, un importante supporto per le ricerche nate nei laboratori dei due Dipartimenti di eccellenza UPO, il DIMET e il DISS, e svolte grazie alle strumentazioni di avanguardia acquisite negli ultimi anni e a disposizione dei ricercatori presso il CAAD e presso la sede della Scuola di Medicina in Via Bellini.

Alessandra Gennari, professore associato di Oncologia medica al DIMET e Direttore della Struttura complessa a direzione universitaria di Oncologia dell’AOU “Maggiore della Carità” di Novara, sta coordinando il progetto multicentrico finanziato da AIRC per il quinquennio 2021-2025 sull’“Identificazione di fattori predittivi di risposta alla immunoterapia nel carcinoma mammario triplo negativo”. «Si tratta di uno studio traslazionale – spiega la Docente – volto a identificare marcatori predittivi di risposta alla immunoterapia nel carcinoma mammario metastatico triplo negativo, al fine di migliorarne l’efficacia attraverso una migliore selezione delle pazienti. Lo studio include pazienti trattate con immunoterapia presso la SCDU di Oncologia del “Maggiore” a Novara e in altri centri oncologici, e prevede analisi seriate di prelievi plasmatici (liquid biopsy) e tissutali.» Il progetto si avvale di collaboratori dei dipartimenti UPO per le analisi citofluorometriche e proteiche (eseguite presso il CAAD, a Novara) e analisi single cell e tissutali (eseguite presso l’Istituto Humanitas di Milano).

Rita Carini è professore associato di Patologia presso il DISS ed è nota nell’ambito della ricerca per i suoi studi sui meccanismi responsabili della morte cellulare e i sistemi endogeni di citoprotezione negli epatociti. Coordina un progetto finanziato da AIRC per il quinquennio 2021-2025 per lo studio di trattamenti mirati a indurre la morte selettiva di cellule del carcinoma epatico attraverso la induzione farmacologica di un sovraccarico di sodio. «Ogni tumore – spiega la dottoressa Carini – è dissimile dall’altro e questo ha, fino a oggi, impedito l’individuazione di un bersaglio comune per indurne la regressione. Una delle poche caratteristiche presenti in tutte le cellule tumorali e assenti nelle cellule normali è il pH intracellulare alcalino, che si associa a un aumentato influsso di sodio. Grazie ai miei precedenti studi sulla morte cellulare ho intuito che questa caratteristica, nota per essere un vantaggio per la proliferazione e per la metastatizzazione delle cellule neoplastiche, possa anche costituire un elemento di specifica debolezza se esacerbata dal trattamento con farmaci ionofori del sodio che inducono un forzato influsso di sodio nelle cellule. La variazione del sodio nel tumore sarà studiata anche in relazione alla proliferazione, autofagia e risposta immune al cancro.» Lo studio vede la collaborazione di ricercatori del DIMET e del DISS e sarà possibile grazie alle strumentazioni ad alto contenuto tecnologico di recente acquisizione a Palazzo Bellini e al CAAD di Novara.

Alessandra Ferraresi (Dottoressa di ricerca UPO in Scienze Mediche e Biotecnologie con la supervisione del professor Ciro Isidoro) ha recentemente ottenuto una borsa di studio "Paolina Troiano" (2020-2022) finanziata proprio da Associazione AIRC per il progetto “Heterotypic 3D organoid model for studying Autophagy involvement in chemoresistance and dormancy in Ovarian cancer”. L’obiettivo della ricerca è la messa a punto di modelli cellulari di tumori in 3D che riproducano il microambiente tumorale con i suoi componenti principali per studiare i meccanismi di chemioresistenza e di dormienza dei tumori, due fenomeni che sono alla base delle recidive post-terapia. La comprensione dei meccanismi molecolari che regolano questi processi permetterà lo sviluppo di strategie terapeutiche che consentano di interrompere la dormienza delle cellule tumorali per renderle sensibili ai farmaci chemioterapici o, in alternativa, di mantenere indefinitamente lo stato di dormienza al fine di prevenire le recidive. Negli ultimi anni la dottoressa Ferraresi si è concentrata nella ricerca sulla regolazione epigenetica dell’autofagia, un processo che presiede all’equilibrio macromolecolare nelle cellule e che risulta alterato nelle cellule tumorali. Nel 2018, infatti, ha svolto uno stage di ricerca presso lo Stephenson Cancer Center, University of Oklahoma Health Sciences Center (Oklahoma City) negli Stati Uniti e attualmente è post-doc nel Laboratorio di Patologia Molecolare UPO coordinato dal professor Ciro Isidoro (DISS) grazie a una borsa di studio biennale finanziata dalla Fondazione AIRC.

Elena Boggio (Dottoressa di ricerca UPO in Medicina Molecolare sotto la guida del professor Umberto Dianzani) ha vinto una borsa di studio post-dottorato messa a bando dalla Fondazione Umberto Veronesi per continuare le sue ricerche nel Laboratorio di Immunologia. «L’idea che stiamo portando avanti – spiega – nasce dalla necessità clinica di identificare un trattamento terapeutico efficace per il melanoma metastatico, in particolare per quei soggetti che, pur essendo stati sottoposti a resezione chirurgica, andranno incontro a una ricomparsa del tumore, con insorgenza di metastasi, entro pochi anni dall’intervento. Lo scopo del progetto è trattare il melanoma metastatico con una poli-chemioterapia (Temozolomide, Rapamicina, Paclitaxel e Bevacizumab) in combinazione con la nostra molecola attiva brevettata, ICOS-Fc, che deriva dalla molecola costimolatoria dei linfociti T coinvolta nell’attivazione del sistema immunitario e con effetti anti-tumorali. Questa molecola è stata identificata dal professor Umberto Dianzani ed è studiata da anni nel nostro laboratorio.»  L’idea, nata in collaborazione con il Dipartimento di Scienza e Tecnologia del Farmaco dell’Università di Torino, è quella di somministrare questa multi-terapia sfruttando un sistema impiegato per la nutrizione parentale chiamato Intralipid™. Tale sistema è altamente biocompatibile e permette di ridurre il numero di somministrazioni e i dosaggi andando a ridurre notevolmente gli effetti collaterali propri dei farmaci chemioterapici.

    Ultima modifica 7 Settembre 2022

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