Logo UPO, Università del Piemonte Orientale
Main content
Argomento
Scienza e Ricerca

Nuova via italiana anti-cancro: allo studio una terapia per sfruttare la memoria dei vaccini pediatrici

Reindirizzare la risposta immunitaria contro i tumori che si ‘nascondono’ alle cellule-sentinella dell’organismo, sfruttando potenzialmente la memoria dei vaccini ricevuti nell’infanzia: è l’immunoterapia del futuro suggerita da uno studio condotto dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova, dall’Università del Piemonte Orientale, dall’Università di Genova e dall’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR di Segrate (MI), pubblicato sul Journal for Immunotherapy for Cancer

Di Redazione

Data di pubblicazione

Sollevare il mantello di invisibilità dei tumori
Sollevare il mantello di invisibilità dei tumori

credits © 123RF/UPO

C’è un nuovo tassello nella conoscenza di come il sistema immunitario combatte il cancro e soprattutto di come possa essere aiutato a farlo. Il “mantello dell’invisibilità” che i tumori indossano per nascondersi dalle nostre difese immunitarie può essere sollevato, così che l’immunoterapia possa funzionare anche contro le neoplasie che non rispondono alle terapie standard. Potrebbe essere possibile “risvegliare” la memoria immunitaria di vaccinazioni eseguite da bambini, iniettando nel tumore antigeni contro cui erano diretti i vaccini dell’infanzia, riattivando così la risposta immune contro il cancro. 

Lo suggerisce uno studio coordinato dall’IRCCS Ospedale Policlinico San Martino di Genova con l’Università di Genova, l’Università del Piemonte Orientale e l’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR di Segrate (Milano), appena pubblicato sul Journal for Immunotherapy for Cancer, che su modello animale ha dimostrato come questo approccio possa arrestare la crescita, fino a debellare, anche tumori molto aggressivi.

Trojan-horse silk fibroin nanocarriers loaded with a re-call antigen to redirect immunity against cancer.

I ricercatori hanno iniettato nel microambiente tumorale nanoparticelle di fibroina, una proteina della seta, usandole come un vero “cavallo di Troia”. Le cellule tumorali, “ghiotte” di fibroina, hanno assorbito le nanoparticelle e con loro l’ovalbumina che contenevano e contro cui gli animali erano già stati vaccinati. La memoria immunitaria del vaccino ha così riacceso la risposta immune, che si è diretta contro il tumore: una nuova strategia che potrebbe perciò arricchire il ventaglio delle possibilità dell’immunoterapia ampliandola ai casi in cui i tumori riescono a nascondersi alle cellule-sentinella dell’organismo.

«L’immunoterapia consiste nell’armare il sistema immunitario dell’organismo contro le cellule tumorali. Il tumore, sin dalle sue primissime fasi, riesce spesso a nascondersi grazie a una sorta di ‘mantello dell’invisibilità’ che gli consente di sfuggire al riconoscimento da parte del sistema immunitario e quindi di crescere indisturbato» – spiega Gilberto Filaci, direttore dell’Unità di Bioterapie del San Martino e coordinatore dello studio –.  «Lo scopo delle immunoterapie contro il cancro – precisa Filaci – è rendere nuovamente visibile il tumore alle cellule immunitarie, così che possano riconoscerlo come ospite indesiderato e distruggerlo. Il vaccino sarebbe l’immunoterapia ideale, vaccinare il paziente contro un componente del suo tumore dovrebbe far sviluppare una risposta immunitaria capace di aggredire la neoplasia, esattamente come accade contro un agente infettivo quando si viene vaccinati contro di esso. Ma i tentativi fatti per sviluppare vaccini antitumorali hanno spesso fallito in termini di efficacia clinica perché i tumori riescono a impedire o spegnere le risposte immunitarie contro le proprie componenti molecolari. I tumori però nulla possono contro le risposte immunitarie già esistenti, come quelle che si sviluppano quando ci si vaccina da bambini contro il tetano, l’epatite virale o la difterite. I pazienti con tumore – sostiene Filaci – non contraggono queste malattie proprio perché mantengono la protezione immunitaria contro di esse.» Da qui è nata l’idea di rendere il tumore visibile come se fosse un bersaglio contro cui si è già stati vaccinati in precedenza, in modo da dover soltanto risvegliare una risposta immunitaria già presente.

Lo studio

Per farlo i ricercatori hanno utilizzato modelli animali di melanoma e di tumore della vescica; gli animali sono stati precedentemente vaccinati contro l’ovalbumina, quindi una volta che il tumore si è sviluppato sono state iniettate nella neoplasia nanoparticelle contenenti ovalbumina, tre volte a distanza di una settimana. Reindirizzando contro il tumore la potente risposta immune, che deriva da una vaccinazione precedente allo sviluppo della malattia, è stato possibile l’arresto della crescita o, in alcuni casi, la scomparsa della massa tumorale.

«Per introdurre all’interno del tumore l’antigene, l’ovalbumina, contro cui era stato eseguito il vaccino, abbiamo utilizzato un vero e proprio ‘cavallo di Troia’, ovvero nanoparticelle di fibroina – racconta Maria Luisa Torre, professoressa ordinaria di Tecnologia Farmaceutica presso il Dipartimento di Scienze de farmaco dell’Università del Piemonte Orientale –. I tumori sono particolarmente ‘ghiotti’ di queste piccolissime particelle, che possono essere caricate di ovalbumina e iniettate direttamente nel tumore, riempiendo letteralmente le cellule cancerose di antigene. Il sistema immunitario dei topolini vaccinati si accorge subito della presenza di ovalbumina nel tessuto neoplastico, aggredendolo: questo ha consentito di arrestare la crescita del tumore e, in molti animali, ha portato alla sua completa distruzione”.

«L’analisi proteomica dei tessuti ha confermato l’efficacia del trattamento ed evidenziato come il microambiente tumorale si sia drasticamente modificato – aggiunge Dario Di Silvestre, ricercatore dell’Istituto di Tecnologie Biomediche del CNR e componente del team di Proteomica e Metabolomica che ha collaborato allo studio –; 245 e 332 proteine sono risultate differenzialmente espresse rispettivamente dal melanoma e dal tumore della vescica negli animali che hanno ricevuto le nanoparticelle rispetto ai controlli. L’effetto ha avuto un impatto evidente su diversi meccanismi molecolari, inclusi quelli relativi alla progressione tumorale e alla formazione di nuovi vasi sanguigni che nutrono i tumori. Approcci computazionali nell’ambito della biologia dei sistemi hanno inoltre messo in luce la centralità di specifiche proteine, nella risposta immunitaria attivata dal trattamento e nella cascata di eventi susseguenti. Ruolo che le candida a target d’indagine e approfondimento per studi futuri.»

«Questa strategia immunoterapica innovativa – conclude il professor Filaci – presenta numerosi vantaggi. Può infatti essere applicata a ogni paziente, perché l’unico requisito richiesto è che sia stata ricevuta almeno una vaccinazione pediatrica che possa essere sfruttata per reindirizzare contro il tumore la risposta immune. Inoltre, l’approccio è possibile contro ogni forma di tumore e la procedura di somministrazione è molto semplice e praticabile ovunque, perché è sufficiente pungere il tumore per iniettare le nanoparticelle caricate con l’antigene giusto, senza necessità di attrezzature sofisticate. Naturalmente rimane molta strada da fare prima che questo nuovo approccio terapeutico possa essere somministrato ai pazienti, ma cercheremo di percorrere rapidamente le tappe necessarie a raggiungere questo traguardo.»

 

(Fonte: Ufficio Stampa Ospedale Policlinico San Martino, Star Service Communication, Alessandra Cannone 339 5372575)

    Ultima modifica 7 Febbraio 2023

    Leggi anche

    La ricercatrice UPO Lidia Avalle premiata al "Novogene Italian Sequencing Projects Awards 2024"

    Il riconoscimento le è stato conferito dall'azienda Novogene, una delle più importanti al mondo nel settore della genomica, del sequenziamento del DNA e della bioinformatica. Ora la ricercatrice potrà sfruttare le tecnologie all’avanguardia fornite dalla multinazionale per il sequenziamento dell’RNA e analizzare l’espressione genica nei suoi modelli sperimentali.

    Argomento
    Scienza e Ricerca

    Data di pubblicazione 12 Settembre 2024

    Novogene

    A San Genuario è ripreso lo scavo archeologico coordinato dall'UPO

    La prof.ssa Eleonora Destefanis dirige il “cantiere-scuola” a cui partecipano 17 studenti e studentesse del Dipartimento di Studi Umanistici. Lo scavo proseguirà fino alla fine di settembre e, nella seconda metà del mese, sono previsti momenti di comunicazione pubblica nonché laboratori per le scuole.

    Argomento
    Scienza e Ricerca

    Data di pubblicazione 10 Settembre 2024

    Scavo archeologico di San Genaurio

    Pubblicato sulla rivista Chemistry - A European Journal un lavoro del DSF UPO sulla formazione di nuovi addotti di Passerini

    L'articolo, pubblicato da un team costituito da personale dell'UPO e della Nerviano Medical Sciences S.r.l., dimostra come l'uso della catalisi fotoredox rappresenta una strategia promettente nella chimica organica.

    Argomento
    Scienza e Ricerca

    Data di pubblicazione 06 Settembre 2024

    Da sinistra a destra: la dottoressa Brunelli, la dottoressa Miletto e il professor Tron

    Una Nuova speranza per il trattamento farmacologico dell’infarto miocardico acuto: pubblicato sull’European Heart Journal il lavoro della Cardiologia UPO

    L’infarto miocardico è la principale causa di scompenso cardiaco e le malattie cardiovascolari sono la maggior causa di morte. La Cattedra di Cardiologia dell’UPO è dedita alla ricerca per migliorare la prognosi dei pazienti con infarto miocardico e con scompenso cardiaco attraverso la conduzione di protocolli, anche internazionali, dedicati.

    Argomento
    Scienza e Ricerca

    Data di pubblicazione 02 Settembre 2024

    Da sinistra a destra: il professor Giuseppe Patti e il professor Domenico D'Amario